Divario tra Nord e Sud, poca crescita e spopolamento delle regionali meridionali
Riconoscere un credito di qualificazione e specializzazione alle imprese per almeno due anni che assumono neolaureati nelle regioni meridionali, appartenenti a famiglie con un reddito complessivo inferiore a 25 mila euro.
E’ quanto ho chiesto al Governo visti i numeri scoraggianti riguardo lo spopolamento nelle regioni del Mezzogiorno dove è in corso una vera e propria rivoluzione demografica che, entro il 2070, determinerà la perdita di 5 milioni di abitanti, con un ridimensionamento di giovani generazioni che farà del Sud la zona più vecchia d'Italia e tra le più anziane d'Europa.
Nell’ultimo ventennio hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883 mila residenti, la metà aveva un'età tra i 15 e i 34 anni e un quinto di essi era laureato; ben 800 mila non sono più tornati. Un problema allarmante che scaturisce anche dal divario in tutti i settori tra il Nord e il Sud. Nel Mezzogiorno d'Italia si registra, rispetto al Centro-Nord, una diffusione delle disuguaglianze ai più alti livelli d'Europa; più famiglie in difficoltà economica, con l’aumento dei nuclei familiari in povertà assoluta, più disoccupazione, più perdita di posti lavoro.
Sul fronte dei servizi, tutti gli indicatori di qualità segnalano un divario crescente, con un riferimento marcato al socio-sanitario, alla cura, alla vivibilità, alla sicurezza e all'istruzione primaria che interessa i grandi e i piccoli centri del Sud rispetto al Centro-Nord. Fattori che determinano decrescita e sottosviluppo.
Per questi motivi ho anche chiesto al Governo Conte di avviare politiche sociali atti a garantire nelle regioni meridionali investimenti da parte dello Stato e delle società pubbliche per “i diritti civili e sociali” (articolo 117, lettera m della Costituzione) e varare un piano speciale triennale per dotare le regioni del Sud degli standard dei servizi a livello della media nazionale.